L'influenza del marketing nel fast fashion

Il marketing del fast fashion è diventato importante negli ultimi anni ed è proprio grazie a ciò che questo settore è diventato molto redditizio sotto ogni punto di vista.

Alcuni di voi di sicuro utilizzano diverse piattaforme di questo tipo per acquistare online e nonostante pesanti critiche legate soprattutto ai fenomeni di greenwashing, questi sistemi continuano a macinare grandi somme di denaro.

Storia del fast fashion

Il fast fashion si sviluppa tra gli anni ‘90 e 2000 con l’affermarsi della globalizzazione: ad aprire questa tendenza è stata Zara che ha radicalmente cambiato l’ottica di lancio delle collezioni, passando da poche per stagione a un lancio di nuove linee ogni due settimane.

Nei recenti anni il fast fashion si è poi diffuso ampiamente e, ovviamente, questo fenomeno non è stato esente da critiche soprattutto dal lato ambientale (forti emissioni di gas serra) e sociale (critiche sulle condizioni di lavoro e sfruttamento di persone dell’Asia, complice anche lo scarso costo del lavoro).

Ma scendendo nello specifico quali sono le principali azioni lato promozionale che hanno adottato questi brand?

Vediamone alcune insieme.

SHEIN: il fenomeno dello #SheinHaul

Tutti voi conoscerete il celebre brand cinese e alzi la mano chi, scrollando i social, si è imbattuto in qualche utente che ha deciso di spacchettare il contenuto del suo pacco acquistato sulla piattaforma.

Ebbene, tutto ciò fa parte di un vero e proprio trend sotto il nome di #SheinHaul che ha avuto un grande sviluppo soprattutto su TikTok (imitato poi da altri marchi) e che ha permesso una più amplia conoscenza del marchio già popolare.

Il marketing, in questo caso, viene lasciato totalmente in mano agli utenti, grazie soprattutto ai loro commenti in cui evidenziano i costi bassi e la varietà di capi, favorendo la crescita di una sempre e più ampia community.

In merito a questo brand, inoltre, abbiamo scritto un intero articolo dedicato che puoi leggere cliccando qui.

Il celebre trend marketing su TikTok di Shein dove diversi utenti presentato i loro prodotti

TEMU: un fast fashion marketing aggressivo

Arrivato in Italia soltanto nella primavera del 2023, Temu si è costruita una buona immagine come piattaforma alternativa che, oltre a capi di moda, fornisce una pluralità di prodotti di diverse categorie con una vendita in stile Amazon.

Le sue strategie di marketing sono in un’ottica di aggressività positiva, con il fine di mantenere il consumatore sulla piattaforma come strategie di gamification (“Gira La Ruota” o Cashback) fino a sconti generosi (addirittura fino al 90%) per limitare la barriera di ingresso oppure la possibilità di usufruire sempre della consegna gratuita, evitando di pagare ulteriori costi.

Una delle iniziative lato marketing di Temu con l'obiettivo di incentivare l'acquisto dell'utente sulla piattaforma tramite un gira alla ruota per vincere sconti

PRIMARK: le capsule collection

Un altro brand celebre del settore del fast fashion è la catena irlandese che è uno dei principali marchi nati in Europa e la loro strategia promozionale verte sull’esigenza dell’esclusività.

Questo viene fatto tramite il lancio di alcune capsule, ovvero una serie di collezioni introdotte in alcune stagioni dell’anno e che riguardano collaborazioni importanti (celebre quella di Harry Potter).

Due le caratteristiche essenziali che adotta il brand lato marketing: la fissazione di un periodo limitato per e un prezzo accessibile, per attrarre il maggior numero di consumatori.

La linea in edizione limitata lanciata da Primark di Harry Potter che è un altro esempio di marketing del fast fashion

Come sarà il futuro del fast fashion marketing?

Abbiamo visto alcuni celebri casi di adozione di campagne promozionali per alcuni dei principali brand di questo ramo, ma ne esistono ancora altri.

Viene però da chiedersi una domanda fondamentale: come si evolverà il futuro di questo mondo alla luce delle pesanti critiche su questo modello di business?

Sono numerose le associazioni che stanno facendo un’assidua guerra contro i grandi brand del fast fashion come Shein, accusate dell’aumento dell’inquinamento nel mondo  e del massiccio sfruttamento di manodopera nei paesi come quelli asiatici.

E voi acquistate da questi siti oppure siete restii a causa delle news legate al troppo greenwashing o su come operano?

Faccelo sapere nei commenti qui sotto.

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